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Chi l’avrebbe mai detto: l’acqua «dura» del rubinetto fa bene al cuore e protegge dagli arresti cardiaci.
E’ quanto sostenuto dai ricercatori del Geographical Survey of Finland dopo un’indagine su 19 mila individui tra i 35 ed i 74 anni.
Ogniuno dei soggetti avevano avuto, in precedenza, un attacco di cuore.
Per ogni unità in più di durezza dell’acqua (misura della quantità di minerali disciolti) la probabilità di un infarto diminuisce dell’1%, rileva il capo della ricerca, Anne Kousa sul Journal of Epidemiology and Community Health, precisando che potrebbe essere questa la soluzione all’enigma della disomogenea distribuzione regionale degli attacchi cardiaci non spiegabile solo chiamando in causa differenze nello stile di vita delle persone.
In tutte le regioni esaminate infatti la scienziata ha trovato disparità fino al 40% nella diffusione di questi problemi per la salute del cuore.
La ricercatrice ha diviso le regioni di provenienza dei partecipanti all’indagine in griglie territoriali in base alla durezza dell’acqua disponibile in ciascun luogo.
Ha misurato quasi 12.500 campioni d’acqua da ciascun territorio tenendo conto della concentrazione di vari minerali disciolti in essa: calcio, magnesio, fluoro, ferro, rame, zinco, nitrati e alluminio.
Oltre ad evidenziare l’associazione tra durezza dell’acqua e cardio-protezione la Kousa ha però anche concentrato l’attenzione sui singoli minerali, mostrando ad esempio che per ogni milligrammo di fluoro per litro d’acqua del rubinetto diminuisce del 3% il rischio di arresto cardiaco.
Inoltre, che per ogni microgrammo di ferro in più per litro d’acqua il rischio sale mediamente del 4%. Infine, che per un’analoga quantità di rame il rischio aumenta del 10%.
fonte: www.ecodibergamo.it