Ritirate le bottiglie di spumante e di alcolici dopo i postumi delle feste e con i propositi salutisti di inizio anno, ora è il periodo in cui a tavola ricompaiono piatti dietetici e alimenti salutari, a cominciare dalla bevanda preferita dagli Italiani: l’acqua minerale. Sarà per il basso costo (mediamente venti centesimi a bottiglia) o per la grande disponibilità, gli oltre centoquaranta stabilimenti siti sul nostro territorio ne producono più di un miliardo di litri al mese (l’equivalente di quattrocento piscine olimpioniche) per un giro d’affari annuale che si aggira intorno ai due miliardi e mezzo di euro, fatto sta che siamo i maggiori consumatori di acqua minerale nel mondo: centonovanta litri a testa l’anno, circa il doppio rispetto un trentennio fa, seguiti a ruota solo dai Tedeschi (dati: Bevitalia).
Eppure, secondo recenti sondaggi, della bevanda più diffusa sulle tavole nostrane, il consumatore medio sa poco. O crede di saperne fin troppo, quando in realtà confida spesso in informazioni errate, instillate da martellanti spot pubblicitari, dal retaggio di false credenze popolari e delle tante bufale che girano in rete. Abbiamo chiesto a un gruppo di esperti di fare chiarezza, scoprendo che i dubbi sono davvero tanti, anche su banalità che normalmente diamo per scontate proprio perché semplici come un bicchiere d’acqua. Ecco a chi ci siamo rivolti:
Alessandro Zanasi, docente presso la scuola di specializzazione in malattie dell’apparato respiratorio della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Bologna e membro dell’osservatorio Sanpellegrino
Umberto Solimene, Presidente del Centro di Ricerche di Bioclimatologia medica, Medicina termale e Scienze del benessere dell’Università di Milano ed esperto dell’Osservatorio Sanpellegrino
Marcello Giovannini, professore emerito di pediatria all’Università degli Studi di Milano
Ester Giaquinto, medico specialista in scienza dell’alimentazione.
Irene Cetin, professore di ostetricia e ginecologia all’Università degli Studi di Milano e Direttore U.O. Complessa di Ostetricia e ginecologia dell’ospedale Luigi Sacco e membro del Comitato Scientifico Acqua Panna
Innanzitutto, l’etichetta, questa sconosciuta, anche se apposta su ogni bottiglia: a cosa dobbiamo stare attenti nel leggerla?
“Verificare che ci sia l’indicazione “acqua minerale naturale”, perché le bottiglie che riportano “acqua di sorgente” o “acqua da bere” non contengono acqua minerale e quindi non possono vantare le peculiarità e proprietà salutistiche riconosciute dal Ministero della Salute” spiega il dottor Alessandro Zanasi. “Inoltre deve essere presente il nome della sorgente, la composizione analitica, la data e il laboratorio presso cui sono state effettuate le analisi, il contenuto nominale, il titolare del provvedimento di autorizzazione all’utilizzazione dell’acqua minerale e il numero di identificazione del lotto”.
A proposito di composizione analitica: ci può spiegare la specificità degli ioni e degli elementi chimici indicati nell’etichetta?
“I sali minerali, comunemente detti ioni, non vengono prodotti dal corpo, ma devono essere assunti attraverso l’alimentazione. Sono nutrienti inorganici con funzioni regolatrici e plastiche. Ad esempio le acque ricche di calcio favoriscono il rafforzamento delle ossa e l’attività muscolare, quelle con magnesio aiutano a regolare l’intestino e le funzioni enzimatiche; il potassio regola la conduzione di impulsi nervosi e muscolari, lo zolfo il benessere di unghie e capelli, mentre il ferro è indispensabile durante la gravidanza e l’allattamento. Manganese, selenio e zinco hanno effetti antiossidanti, cioè combattono i radicali liberi” continua Zanasi.
E il sodio? Negli anni campagne pubblicitarie e dibattiti ci hanno convinto che l’acqua minerale alza la pressione, è vero?
“Il corpo umano ne contiene circa 100 grammi e il fabbisogno giornaliero è inferiore a 3,5 grammi. In alcune condizioni patologiche (ipertensione arteriosa, malattie cardiache e renali) è necessario limitare il suo apporto al minimo. Però la quantità di sodio assunta attraverso l’acqua minerale è ininfluente rispetto a quanto introdotto con l’alimentazione” rassicura Zanasi “che può arrivare a 15 grammi. Studi recenti hanno invece evidenziato che l’eccesso di sodio durante l’infanzia è legato ad un maggior rischio di ipertensione nell’adulto. Secondo il Ministero della Salute, l’acqua idonea per i bambini deve contenerne meno di 20 mg/l.”
Sempre spulciando nelle etichette, si trova il “Residuo Fisso”. Perché è importante questo numero?
“È la quantità di sali minerali depositati da un litro di acqua minerale fatto evaporare a 180°C, chiarisce il professor Umberto Solimene. “Permette di classificare le acque quindi in base ai minerali contenuti, trasportati durante il lungo cammino sotterraneo prima di sgorgare in superficie; se la quantità di sali minerali è inferiore a 50 milligrammi per litro sono Minimamente mineralizzate: leggere, favoriscono la diuresi e facilitano l’espulsione di piccoli calcoli renali. Le Oligominerali (fino a 500 mg/l) sono ottime acque da tavola, adatte ad essere bevute quotidianamente; svolgono un’azione diuretica e contengono poco sodio. Se il residuo fisso è compreso tra 500 e 1000 si tratta invece di Minerali: contengono una percentuale consistente di sali e pertanto non devono essere bevute in quantità eccessive (massimo un litro al giorno), alternandole con acqua oligominerale. Oltre 1500 si parla di acque Ricche di sali minerali: si usano specificamente a scopo curativo su consiglio medico e si acquistano prevalentemente in farmacia.”
E la conducibilità elettrica invece?
“È una controprova del Residuo Fisso poiché più minerali sono presenti, più è facilitato il passaggio di corrente elettrica e quindi è un parametro utile per ottenere una misura del contenuto dei sali disciolti in un’acqua”.
Cos’è la “durezza” e qual è quella giusta?
“La durezza è determinata dal contenuto di calcio e magnesio. Si esprime in gradi francesi (°F): più il valore è alto, più l’acqua è calcarea. Si distinguono acque dolci (durezza inferiore a 15°F), mediamente dure (tra 15 e 30°F) e dure. Una durezza media o elevata può variare il gusto dell’acqua, ma senza problemi per la salute. L’attuale normativa (DL31/2001) raccomanda valori tra 15-50 °F equivalenti a 60-200 milligrammi di Calcio per litro” precisa Solimene. Il magnesio protegge inoltre il cuore, aiutando le cellule muscolari cardiache a rilassarsi. La sua carenza è correlata all’insorgere di aritmie, mentre bere “acqua dura”, ricca cioè di calcio, riduce i rischi cardiocircolatori:per ogni unità di durezza in più, la probabilità d’infarto diminuisce dell’uno per cento.
Tutte queste informazioni le troviamo appunto nell’etichetta. Ma ogni quanto sono eseguiti i controlli nei laboratori universitari?
Le analisi per il rinnovo delle etichette vengono effettuate ogni cinque anni. Tuttavia c’è da stare tranquilli: controlli chimici e microbiologici sono eseguiti dalle autorità sanitarie (Asl, Arpa) in tutte le fasi della catena produttiva. Almeno una volta l’anno alla captazione e almeno una volta al mese sul prodotto finito prelevato alla linea di imbottigliamento e ai depositi di distribuzione, così come nei punti vendita. Le aziende produttrici, inoltre, hanno un sistema di autocontrollo che prevede oltre quattrocento controlli chimico-microbiologici giornalieri.
Differenze tra l’acqua minerale e l’acqua microfiltrata?
“L’acqua minerale per legge deve essere imbottigliata direttamente alla fonte dove sgorga incontaminata con peculiari proprietà utili al benessere dell’organismo ed è inoltre sottoposta a numerosi e ripetuti controlli per verificare e certificare che la purezza originaria e le qualità organolettiche rimangano costanti. L’acqua microfiltrata è privata di caratteristiche organolettiche naturali e la sua potabilità dipende dalla qualità e manutenzione dei filtri, che spesso invece non vengono né controllati né cambiati. Inoltre non ha alcuna azione biologica. Usata costantemente, può favorire la perdita dei sali minerali. Ha comunque caratteristiche igieniche sicure per essere utilizzata per cucinare, preferibilmente bollita, ma non è consigliata per un continuo uso alimentare” ammonisce Solimene.
Passiamo invece alla salute. Diabete: nella dieta per prevenirlo (e anche in quella per curarlo) si deve aumentare la quantità d’acqua?
“Il bisogno idrico di un paziente diabetico è equiparato a qualsiasi altra persona in buono stato di salute” assicura la dottoressa Ester Giaquinto. “ Il consiglio è di bere 8 bicchieri, ma l’assunzione giornaliera di acqua varia notevolmente per i singoli e tra gruppi. Ad esempio, per un individuo sedentario va da circa 1,2 litri fino a 2,5 litri, un valore che aumenta a 3,2 litri se svolge un’attività fisica moderata.”
Qual è il limite giornaliero di acqua da non superare, cosa succede se si beve troppo: non è che paradossalmente ci si disidrata perché si diluiscono le sostanze nel nostro corpo espulse poi con la diuresi?
“Un’eccessiva idratazione, tale da non essere smaltita dal nostro organismo, può portare alla riduzione nella concentrazione degli ioni disciolti nel corpo, portando ad uno scompenso dell’omeostasi del nostro fisico. Ma questo avviene in soggetti già predisposti” specifica la dottoressa Giaquinto “e con problemi patologici. L’organismo infatti, si difende dall’eccesso di idratazione mediante profusa sudorazione e poliuria. I sintomi da iper-idratazione comprendono convulsioni, vomito, disturbi del ritmo cardiaco e fanno affrontati prontamente con un supporto medico. Aggiunge Zanasi che “è meglio invece tenere sempre a mente i campanelli d’allarme della disidratazione: se le urine sono di color giallo acceso vuol dire che non si è idratati a sufficienza”.
Acqua e farmaci: bere oltre due litri al giorno può ridurre l’effetto di farmaci (tipo quelli a lento rilascio) perché ne diluisce il livello nel sangue? Sia per quelli da prendere al bisogno sia per quelli da prendere quotidianamente?
“Ovviamente”, prosegue Giaquinto “l’acqua è un diluente delle sostanze ingerite oralmente, inclusi i medicinali, ma generalmente non riduce l’effetto dei farmaci, a meno di qualche raro caso di iper-idratazione”
Digestione: quali le acque migliori, in base al tipo di sale contenuto?
Per chi ha difficoltà a digerire, consiglia Giaquinto, è utile un’acqua minerale di tipo bicarbonato-solfato. Questi minerali, infatti, influenzano lo svuotamento della colecisti, aumentando la velocità di transito stomaco/intestino e stimolando le secrezioni biliari, pancreatiche e gastriche: in altre parole, aiutano la digestione. Il bicarbonato e solfato inoltre stimolano l’azione degli enzimi digestivi, abbassando l’acidità dello stomaco e dell’intestino.
E per le donne in gravidanza?
La professoressa Irene Cetin ci spiega che “spesso, in questa fase, la donna ha più sete rispetto al normale. E’ consigliato bere due litri d’acqua ripartiti nell’arco della giornata, per evitare di portare il fisico al limite della sensazione di sete. Nel terzo trimestre di gravidanza, soprattutto se questo avviene d’estate, bisogna aumentare fino a 2,5 litri di acqua. Si consiglia l’assunzione di acque amedia mineralizzazione, da alternare con acque oligominerali a basso contenuto di sodio per combattere i problemi legati alla ritenzione idrica o ai gonfiori. è importante favorire un sufficiente apporto di calcio ai due organismi, e per questo può essere utile scegliere un’acqua bicarbonato-calcica.”
E infine veniamo ai falsi miti sull’acqua minerale, cominciando dal più gettonato: bere un bicchiere di minerale a digiuno appena alzati al mattino fa bene?
“Non si tratta di un falso mito, anzi. Favorisce l’eliminazione delle tossine attraverso la diuresi, garantendo un beneficio a tutto l’organismo” conferma il professor Solimene.
È vero che l’acqua non si può conservare a lungo in frigorifero?
In genere l’acqua minerale imbottigliata non ha bisogno di essere conservata in frigorifero, in caso la si voglia però mantenere fresca è possibile farlo senza limite temporale.
L’acqua frizzante fa male, soprattutto ai bambini.
Anche se gli Italiani prediligono le acque naturali (sono il 65% del venduto) non significa che quelle gassate facciano male. Precisa Marcello Giovannini, che “tutte le acque minerali naturali quando sgorgano hanno una certa percentuale di anidride carbonica libera e nella maggior parte dei casi è talmente esigua da non essere percepita dal palato. Le bollicine sono quasi sempre aggiunte artificialmente. Le “acque effervescenti naturali” sono frizzanti alla sorgente perché l’anidride carbonica è presente in quantità superiore a 250 mg/l. L’acqua frizzante non è consigliabile per i bambini piccoli a cui è preferibile un’acqua oligominerale a bassa mineralizzazione. Nel bambino più grande non c’è una vera controindicazione. L’acqua gassata può causare una dilatazione temporanea dello stomaco perché l’anidride carbonica a volte aumenta le secrezioni gastriche: sicuramente non sono indicate per bambini con problematiche a livello gastro-esofageo. E’ importante precisare che non vi sono studi scientifici che abbiano mai provato gli effetti negativi sulla salute umana dell’acqua addizionata con anidride carbonica.
È vero che quelle con alto contenuto di fluoro possono prevenire la carie?
“Sì, perché incrementa i valori medi del PH salivare, il che garantisce una maggiore protezione alla nostra dentatura” conferma Giovannini.
L’acqua minerale è un toccasana per i capelli.
“Pochi lo sanno ma una corretta idratazione fa bene anche ai capelli, aiutando a prevenire pruriti e irritazioni al cuoio capelluto ed è coadiuvante nel trattamento di bruciori ed arrossamenti, contribuendo a ripristinare il benessere dello scalpo e la bellezza dei capelli” spiega il dottor Zanasi. “In aggiunta, lavarsi la testa o almeno fare l’ultimo risciacquo con l’acqua minerale è un metodo semplice ma efficace per avere capelli più morbidi e lucenti. Questo perché l’acqua del rubinetto è spesso troppo ricca di calcare e di cloro, sostanze che influiscono negativamente sulla salute dei capelli rendendoli opachi e più rigidi. Per l’ultimo risciacquo l’ideale sono le acque minerali gassate, perché hanno un maggiore potere sgrassante e puliscono meglio i residui di saponi e shampoo”